Paramenti e codici
I paramenti sacri sono esposti in una delle sale al piano inferiore, piano -1. Tra i paramenti, realizzati da maestranze meridionali, ascrivibili tra il XVII e il XVIII secolo, si alternano piviali, dalmatiche, pianete, stole, manipoli, copripisside, un ombrello processionale,ecc.. Questi manufatti, provenienti dai corredi dei Padri Domenicani, si caratterizzano sia per l'esuberante decorazione a ramages in filato metallico dorato e argentato (un'esecuzione,che si avvale di svariate modalità di fermature, che creano disegni e superfici diversificate e tridimensionali), sia per i ricchi ricami colorati che riprendono schemi tipicamente settecenteschi nella consueta rappresentazione naturalistica degli elementi vegetali, eseguiti con la cosiddetta tecnica "punto raso" e del "punto pittura". A queste decorazioni (fiori, rose, anemoni, tulipani, narcisi e gigli, alternati da uccelli e Calici con Ostia), sono legate precise letture simboliche, che testimoniano come esse non abbiano una semplice funzione decorativa, ma nascondano profondi e complessi significati teologici e spirituali, che rimandano a letture della realtà di ascendenza giudaica, classica, orientale e araba.
Degni di nota sono: lo Stendardo con la figura di San Domenico, in seta azzurra ricamata con fili policromi, i piviali (caratteristici ornamenti indossati di norma nelle varie funzioni solenni al di fuori della messa e in particolare durante la processione del Corpus Domini, per la benedizione Eucaristica, ai Vespri e alle Lodi solenni) e le Dalmatiche, del XVIII secolo, con stemma della famiglia Tagliaferri, esemplari raffinatissimi, che per esecuzione e decorazione sottolineano l'abilità e la creatività dei maestri tessitori meridionali.
Presenti in questa sezione anche alcuni codici gregoriani, ricchi di numerose iniziali filigranate e decorate, con miniature ed eleganti fregi che si snodano lungo i margini, ora con motivi fitomorfi ora con motivi ad arabesco, in una gamma di colori che vanno dal rosso-porpora al blu-azzurro, al violaceo. I volumi appartenuti all'antica Biblioteca dei Frati Domenicani e dal suo scriptorium, rientrano nella sfera di un'attività conventuale variamente databile tra il XVI e il XVIII secolo.
La struttura conventuale di Altomonte, infatti, fu centro di studi teologici e scientifici, vi dimorò il novellista Matteo Bandello e tra il 1588 e il 1589, il filosofo Tommaso Campanella (1568-1639), il quale, proprio in questo convento, scrisse la Philosophia sensibus demonstrata e forse vi intuì la sua massima opera "La Città del Sole".
Nell'annessa Biblioteca Storica dell'attuale struttura museale sono conservati testi di teologia, diritto canonico e storia della Chiesa, soprattutto del periodo della Controriforma, nonché dei preziosi codici miniati, pergamenacei e cartacei, che rappresentano per la comunità un patrimonio notevolissimo sia dal punto di vista religioso-musicale che storico-documentale.
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- Sala espositiva paramenti liturgici
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- Espositore con abiti liturgici
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- Stemma della Famiglia Tagliaferri
Lo Stemma è ripreso da un piviale finemente lavorato del XVII secolo.
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- Stendardo di San Domenico
Lo stendardo risalente al XVII secolo, ricamato con fli policromi su seta azzurra.